A me non è piaciuto, lo ho trovato anche un pochino insulso.
La scrittura, nonostante di inizio secolo quindi sulla carta piena di “svolazzi”, mi è sembrata molto sempliciotta con periodi banali e alquanto noiosi. Non ho sentito la tensione come non ho sentito quella che poteva (e doveva) essere la disperazione dei malcapitati, non è possibile che almeno fino ai primi 3 omicidi questi tizi continuino a condurre un’esistenza quantomeno normale.
C’erano stati maestri della tensione narrativa, basti pensare a Poe, Doyle, Lovecraft, i primi 2 molto più vecchi e l’ultimo quasi contemporaneo.
Il finale è quantomeno approssimativo e pieno di buchi narrativi, come già fatto notare da @yaku rispetto alla tendina sparita che Armstrong non nota minimamente, ad un’impiccagione insulsa rispetto alla salvezza agognata, si potrebbe dire sensi di colpa ma non traspare minimamente da una narrazione frettolosa.
Quando Wargrave esce da casa e poi per simulare qualcuno entrato dalla finestra rompe la stessa lo fa dall’interno, un poliziotto come Blore avrebbe notato palesemente che i residui dei vetri si sarebbero trovati fuori e non dentro.
È tutto molto raffazzonato, se poi ci mischiamo anche il razzismo, la misoginia (nonostante sia scritto da una donna) e il classismo (c’è un periodo agghiacciante in cui Lombard si riferiche e Rogers come «Splendido esemplare, il perfetto domestico. Continua il suo lavoro come se niente fosse» neanche stesse parlando di un cane ad una mostra) sarebbe stato un libro che avrei lasciato a marcire sul mio comodino dopo poche pagine, nonostante la brevità.
Interessante sarebbe stato se alla fine ci fosse stato un colpo di scena dove le donne e i domestici avessero avuto la loro rivalsa sugli altri come se fosse una critica sociale, ma così non è.